INTERVISTA: CRISTIAN FURLOTTI NEL NATIONAL AMERICANO

Di ritorno dall’esperienza nel campionato Pro Motocross americano, nella tappa di Pala di sabato 3 settembre, abbiamo incontrato Cristian Furlotti per scambiare due chiacchiere.


Cristian Furlotti e suo padre Ivo hanno finalmente coronato il loro sogno di andare in America e correre una prova, l’ultima della stagione, del campionato Ama National. Ecco com’è andata e come si sono organizzati per riuscire nel loro intento.

 

 

Ciao Cristian, bentornato, raccontaci quando vi è venuta l’idea di andare a correre in America.

Il sogno di andare a correre in America è nato molti anni fa sia da parte mia che di mio padre. Ci siamo: detti un giorno lo faremo e dopo tanti anni finalmente ci siamo riusciti! Era un desiderio che avevamo e che ci siamo fatti crescere dentro guardando sempre le gare americane. Grazie ad amici, sponsor e tutti quanti siamo riusciti a fare questa bellissima esperienza.

 

 

Vi siete appoggiati a qualcuno già presente sul posto?

Logisticamente eravamo appoggiati a Giacomo Redondi, una gran persona che corre in America da molti anni e che organizza questo tipo di cose. Ci ha aiutato molto anche in fase di allenamento nei giorni precedenti la gara. Partire da qui senza avere un minimo di appoggio era impensabile e abbiamo fatto bene ad appoggiarci a lui, ci ha fornito le moto e tutto quello che serve senza farci mancare niente.

 

 

Come funziona la parte burocratica?

L’iscrizione, dopo aver fatto la licenza internazionale qui in Italia, è molto semplice e si fa tutto online. Una volta accettata, si arriva in pista e si ritira il pacchetto con il transponder già pronto il venerdì della gara. Molto più semplice che da noi. L’iscrizione costa 250$ per la singola gara e 200$ per la licenza.

 

 

Che moto hai usato?

La mia TM 250 che uso nell’Italiano e nel regionale non era omologata e perciò ho usato una Husqvarna FC 350 per la classe MX1, fornita da Redondi in loco, la stessa con cui ho avuto modo di allenarmi qua in Italia nelle settimane prima della gara grazie ad un mio amico che me l’ha prestata. Arrivato in America mi sono trovato subito a mio agio ed era come la mia che usavo qua in Italia.

 

Com’è stato il primo impatto col mondo a stelle e strisce?

Il primo impatto è stato wow! Siamo andati a Lake Elsinore e mi sono trovato in pista con alcuni dei top rider americani, come Jason Anderson, Christian Craig, Jo Shimoda, Ryder Di Francesco, Seth Hammaker. Li è la normalità, infatti, ci sono tre giorni alla settimana chiamati pro days, dove le piste vengono preparate per i piloti pro e si ritrovano tutti insieme ad allenarsi. Si passa da Lake Elsinore, Perris e Glen Helen. Tutte le squadra ufficiali sono nei dintorni nel giro di 50 km, quindi è facile trovarli al tuo fianco nel paddock e in pista. Di primo impatto ti trovi un po’ spaesato, perché ti passano da tutte le parti, ma è stimolante in un certo senso, l’appassionato e il pilota semi professionista si migliorano e imparano dai pro.

 

 

Arriviamo alla gara, raccontaci com’è andata

La gara, che si svolge tutta in un giorno, per chi viene da fuori e non conosce le piste magari come me è un po’ svantaggiato, ma non ho fatto fatica più di tanto a adattarmi.

La cosa più complicata è stata la temperatura, molto alta anche se secco come clima. Eravamo lì sia venerdi, giornata dove si parcheggiano i camion, che sabato ed era già molto caldo. Siamo arrivati ai 40 gradi e per me è stato molto difficile adattarmi. È stata anche la gara dove in via eccezionale hanno ridotto la durata delle manche di 5 minuti, da 30 a 25’+2 giri.

La gara poi è andata molto bene al di sopra di ogni aspettativa, siamo partiti da casa che non sapevamo bene cosa aspettarci. Nella classe MX1 l’obiettivo era quello di qualificarci per il gruppo A. Poi le qualifiche sono andate molto bene e sono riuscito a classificarmi 24° assoluto col 2° tempo del mio gruppo.

Anche le manche sono andate molto bene, sono partito quinto nella prima, poi ho resistito nella top-ten per i primi giri. Ero diciottesimo fino al quarto d’ora di gara, poi mi hanno superato. Il caldo si è fatto sentire e gli ultimi minuti sono stati molto difficili, ho tagliato il traguardo ventisettesimo.

Non sapevo se sarei riuscito a finire la seconda, invece ho fatto ancora meglio, sono riuscito a stare nei primi venti per buona parte della gara, poi ho finito ventiquattresimo. Sono contentissimo, per me è come una vittoria.

Di diverso da come siamo abituati in europa c’è anche il poco tempo tra una manche e l’altra poco più di un’ora di riposo soltanto.

 

 

Come hai visto il livello della competizione in generale?

Il livello dei primi dieci è inarrivabile, fanno un altro sport, poi secondo me dal quindicesimo in poi secondo me è più basso anche rispetto al Mondiale. Riempiono il cancello con i piloti locali, essendo gare accessibili anche i piloti del posto provano magari a fare la gara di casa, nella MX1 eravamo 60 iscritti ed erano meno del solito. È comunque tutto un altro mondo rispetto all’Europa ed al Mondiale.

 

Siamo stati tutti molto contenti dell’esperienza, stupiti dall’ambiente che abbiamo trovato il giorno della gara, molto più rilassato e con meno restrizioni rispetto a noi. Anche il clima che si respira il giorno della gara sembra molto più amatoriale, al preparco per dire, noi siamo entrati tutti ed eravamo in sette compreso me, forse un ambiente che fa appassionare di più l’appassionato.

 

 

Passiamo ai ringraziamenti che credo siano doverosi in questo caso…

Vorrei ringraziare tutti, la mia famiglia, tutti i nostri sponsor, gli amici che sono venuti con noi insieme a noi e grazie anche a loro siamo riusciti a fare tutto questo. Grazie a Giacomo Redondi, sua mamma che ci hanno accolto come in famiglia e sono stati veramente molto gentili in tutto.

 

 

Ciao Cristian, grazie e ci vediamo in pista!

Grazie a voi e un saluto a tutti i lettori di MxReport.it!

 

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