MONDIALE MOTOCROSS: SERVE UN CAMBIO DI PASSO?

In queste settimane di pausa c’è tempo per pensare a come si potrebbe rilanciare mediaticamente il FIM Motocross World Championship. Tante possono essere le idee, diversi i “contro” da tenere in considerazione.


L’addio alle corse di Valentino Rossi, leggenda vivente della MotoGP e icona mondiale dello sport a due ruote, mi porta a pensare quanto una figura del genere sia stato in grado di trasportare fuori dalla nicchia degli appassionati lo sport a due ruote.

Un personaggio televisivamente molto appetibile, spendibile in termini tecnici, è riuscito a far innamorare anche chi è più lontano dagli “sport del motore”: milioni di persone che la domenica alle 14 si mettono davanti alla TV a tifare Valentino per un’ora scarsa.

Ecco, quei 40 minuti dove tutto inizia e tutto finisce e, una volta sventolata la bandiera a scacchi, si sa con certezza chi ha vinto e chi salirà sul podio, senza fare calcoli matematici.

Nel nostro sport la Dorna aveva provato a cambiare il format delle gare, con la manche unica (un’eresia per i puristi del motocross) e le dirette in tv su Italia 1: un tentativo che aveva permesso anche a qualcuno in più di conoscere Claudio Federici, che proprio in quel periodo aveva vinto alcuni Gran Premi dell’allora classe regina, la 250cc. Un esperimento durato poco perché, una volta passato nelle mani di Luongo, il Mondiale è tornato al classico format di due manche.

È pensabile oggi riproporre il tentativo fatto da Dorna? Sarebbe attuabile? Si potrebbe, per esempio, identificare l’attuale MXGP come la classe regina e togliere la denominazione “mondiale” alla MX2, già da parecchi anni una categoria under 23 che, dal mio punto di vista, difficilmente si può definire mondiale al 100%.

Sarebbe utile poi avere una manche finale da massimo 40 minuti totali, cosa che la renderebbe adatta anche ai tempi televisivi, a cui si accede da due semifinali, senza correre il rischio che per un banale inconveniente o una caduta, un pilota venga estromesso dalla gara finale.

In fin dei conti diciamocelo: chi di noi la domenica pomeriggio rimane incollato alla TV o al device elettronico per 4 ore, per scoprire chi ha vinto il GP nelle due classi? A volte anche l’appassionato più incallito molla il colpo. Con la velocità con cui avvengono le cose nell’era dei social e con la soglia di attenzione dei ragazzi digitali sempre più breve, non sarebbe un’eresia quella di portare tutto lo spettacolo ad un’ora scarsa di manche finale.

 

“Eh ma alle TV interessa solo il calcio”: questo quello che si legge spesso nei commenti sui social nel nostro ambiente. Ed è vero, ma vi siete mai chiesti realmente il perché? Negli anni prima Mediaset, poi Sportitalia hanno provato a trasmettere i Gran Premi ma con scarsi risultati di audience, e senza quelli il giochino dura poco. Se pensate che le emittenti TV siano aperte per fare beneficenza vi sbagliate di grosso: la passione da sola non basta per campare e da queste parti lo sappiamo benissimo.

Raisport attualmente sta trasmettendo le due manche della classe MXGP, non sappiamo con quali risultati, ma almeno non ci sentiamo del tutto abbandonati. Il rovescio della medaglia è che il canale è il 57 del digitale terrestre e non tutti ci si imbattono per caso.

In Italia abbiamo goduto dell’effetto Cairoli che ha tenuto a galla per parecchi anni l’attenzione generale ed è riuscito a farsi conoscere anche al di fuori della stretta cerchia degli appassionati duri e puri. Purtroppo, nonostante tutto l’impegno suo e del suo entourage, Tony non è riuscito a farsi largo pienamente nel grande pubblico. Sarà per la poca attenzione riservatagli dei media generalisti? Può essere, ma così può sembrare un cane che si morde la coda, senza accorgersene.

 

L’alternativa potrebbe essere tornare agli anni ’90, con qualifiche aperte a tutti e premi in denaro ai 40 qualificati. Il rischio che si corre, però, è quello di dire definitivamente addio alla speranza di una copertura Tv degna di questo nome, perdendo la possibilità di attrarre investimenti da sponsor extra-settore e l’attenzione generale del pubblico. Rimanendo così per sempre nella nicchia dello stretto giro di appassionati.

Che ne dite? Meglio la soluzione A o la B? Ai posteri l’ardua sentenza.

 

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